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renti. La sua mamma stava a servire a Vizzini, e non lo vedeva altro che una volta all’anno, quando egli andava coi puledri alla fiera di San Giovanni; e il giorno in cui era morta, erano venuti a chiamarlo — un sabato sera — che il lunedì Jeli tornò alla mandra, sicchè non ci rimise neppure la giornata; ma il povero ragazzo era ritornato così sconvolto che alle volte lasciava scappare i puledri nel seminato. — Ohè, Jeli! — gli gridava allora massaro Agrippino dall’aja; — o che vuoi assaggiare le nerbate delle feste, figlio di cagna? — Jeli si metteva a correre dietro i puledri sbrancati, e li spingeva mogio mogio verso la collina. Però davanti agli occhi ci aveva sempre la sua mamma, col capo avvolto nel fazzoletto bianco, che non parlava più.
Suo padre faceva il vaccaro a Ragoleti, di là di Licodia, “dove la malaria si poteva mietere„ dicevano i contadini dei dintorni; ma nei terreni di malaria i pascoli sono grassi, e le vacche non prendono le febbri. Jeli quindi se ne stava nei