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Ella sorrise senza guardarlo; ripiegò accuratamente il fazzoletto, studiando i segni che avevano lasciato le pieghe, e si mise a canticchiare una canzonetta che non soleva tornarle in bocca da lungo tempo.
La pentola rotta, posta sul davanzale, era ricca di garofani in boccio.
— Che peccato, — disse Nedda, — che non ce ne siano di fioriti! — e spiccò il più grosso bocciolo e glielo diede.
— Che vuoi che ne faccia se non è sbocciato? — diss’egli senza comprenderla, e lo buttò via. Ella si volse in là.
— E adesso dove andrai a lavorare? — gli domandò dopo qualche secondo.
Egli alzò le spalle: — Dove andrai tu domani!
— A Bongiardo.
— Del lavoro ne troverò; ma bisognerebbe che non tornassero le febbri.
— Bisognerebbe non star fuori la notte a cantare dietro gli usci! — gli diss’ella tutta rossa,