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64 il maestro dei ragazzi.

il monello, che strillava e tirava calci. Più tardi, prima del desinare, tornava rimorchiando Aloardino tutto inzaccherato, lo lasciava sull’uscio del negozio, e ripigliava per mano il bimbo con cui era venuto la mattina.

Così passava e ripassava quattro volte al giorno, prima e dopo il mezzodì, sempre con un ragazzetto svogliato per mano, gli altri sbandati dietro, d’ogni ceto, d’ogni colore, col vestitino attillato alla moda, oppure strascicando delle scarpacce sfondate; però tenendosi accosto invariabilmente lo scolare che stava più vicino di casa, sicchè ogni mamma poteva credere che il suo figliuolo fosse il preferito.

Le mamme lo conoscevano tutte; dacchè erano al mondo l’avevano visto passare mattina e sera, col cappelluccio stinto sull’orecchio, le scarpe sempre lucide, i baffetti come le scarpe, il sorriso paziente e inalterabile nel viso disfatto di libro vecchio; senza altro di stanco che il vestito mangiato dal sole e dalla spazzola, sulle spalle un po’ curve.