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vagabondaggio. 47

tutto sonnacchioso, fregandosi gli occhi, insaccato in un giubbone vecchio dello zio Antonio che gli arrivava alle calcagna.

— Abbiamo fatto un’opera di carità, — osservò don Tinu nel pagare il vino bevuto. — Statevi bene, compare Antonio. —


Così era fatto don Tinu, colle mani sempre aperte, quando ne aveva, e il cuore più aperto ancora. Gli piaceva ridere e divertirsi, e aveva amici e conoscenti in ogni luogo. Spesso lasciava Nanni al negozio, diceva lui, e correva a godersi la festa di qua e di là colle comari (aveva comari da per tutto). Appena arrivava in un paese lo mandavano a chiamare di nascosto, e gli facevano trovare il desco apparecchiato dietro l’uscio, mentre i loro uomini erano alla processione, colla testa nel sacco. Finchè une volta, per la festa del Cristo, a Spaccaforno, lo portarono a casa su di una scala, come un Ecceomo davvero.