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vagabondaggio. 45

come le gru. — Ecco vostro figlio Nanni, compar Cosimo, che è venuto apposta per baciarvi le mani. —

Lo zio Cosimo aveva la terzana, e stava lì, al sole, appoggiato alla fune, col fazzoletto in testa, aspettando la febbre. — Che il Signore t’accompagni, figliuol mio, e ti aiuti sempre! —

Adesso ch’era stremo di forza, gli venivano i lucciconi agli occhi, vedendo che bel pezzo di ragazzo s’era fatto il suo Nanni. Costui narrava pure di Benedetta e del fratello, ch’era stato a cercarli; e il padre, tutto contento, scrollava, tentennava il capo, colla faccia sciocca. Una miseria, in quella chiatta: Ventura partito per cercar fortuna altrove; Mangialerba più che mai sotto i piedi della sua donnaccia, becco e bastonato, e l’Orbo sempre lo stesso, attaccato alla fune come un’ostrica e allegro come un uccello, che cantava nel silenzio della malaria, guardando il cielo cogli occhi bianchi.

— Con me vostro figlio girerà il mondo, e si farà uomo. — Ripeteva don Tinu. Anche lo