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lacrymæ rerum | 309 |
gialla, e i mattoni rotti del pavimento, sputando pel disgusto su quei guasti; tanto che la vecchierella se ne andò a capo chino, portandosi sotto lo scialle il vaso di garofani come una reliquia.
I muratori si misero a scrostare e martellare da per tutto. E da mattina a sera udivasi la sega del falegname che strideva. Nell’ultima camera avevano alzato un gran ponte, e attraverso quei trespoli si vedevano pendere i brandelli della carta gialla. Dopo vennero pittori tappezzieri, e le persone ch’erano sloggiate un mese prima non avrebbero ritrovato più le memorie delle loro ore d’angoscia in quelle stanze tappezzate di nuovo e ridenti. Il lume vegliava un’altra volta sino a notte tarda nell’antica camera gialla, dietro le tende di trina foderate di seta celeste; ma le due ombre che si vedevano sempre accanto, cercandosi, correndosi dietro, si confondevano con molli ondulazioni, si univano in una sola; e la mattina si vedeva pure qualche volta una testolina