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lacrymæ rerum | 307 |
frettolose e più smarrite, e nell’angolo dove ogni sera si ravvivavano i lumi, luccicavano adesso due fiammelle funebri. Verso mezzanotte si era udito bussare alla porta, e per le stanze si era notato un via vai. Poi tutto si era raccolto in quell’attesa sconfortata. La luna ora lambiva il pavimento, mentre i lumi si spegnevano. La brina sgocciolava ghiacciata sui vetri. A un tratto, in quella semioscurità, successe un correre affannato, un affaccendarsi di gente smarrita, colle mani nei capelli, uno sbattere d’usci. Poi la camera gialla si illuminò vivamente sulla facciata di tutta la casa nera.
L’alba imbiancava pallida e piovigginosa; allora si vide per la prima volta, dopo tanto tempo, la finestra della camera gialla spalancata, e le due candele che ardevano immobili al capezzale del letto bianco. Più tardi vennero degli estranei che andavano e venivano per la stanza, indifferenti, col cappello in capo. Uno che fumava un sigaro alla finestra, si chinò a fiutare il garofano rugginoso che penzolava;