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304 | lacrymæ rerum. |
bre premurose. Indi la casa tornava scura e sembrava deserta, nel gran silenzio della via. Solamente, allorchè vi saliva lo schiamazzo notturno di un ubriaco, o il passaggio di una carrozza faceva tremare i vetri nelle finestre, una di quelle ombre tacite e dolorose si affacciava a spiare nella via, e poi si dileguava.
Di giorno tutte quelle finestre chiuse sembravano quasi misteriose. Al balcone della camera gialla c’era un vaso di garofani che morivano di incuria, spioventi sul muro umidiccio, e che il vento agitava perennemente. Verso il tramonto si fermava dinanzi alla porta un legnetto, che dei visi pallidi stavano ad attendere ansiosamente dietro i vetri; s’intravedeva un affaccendarsi per le stanze, e il lume che si accendeva anche di giorno nella camera solitaria. L’ultima visita che fece il legnetto nella stradicciuola solitaria fu più breve delle altre. Un vecchio dai capelli bianchi, col piede sul montatoio, scrollava pietosamente il capo, rispondendo a una giovinetta che le era scesa