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270 | nanni volpe. |
pallido come la camicia, e Raffaela, facendosi il segno della croce, brontolava:
— L’avevo ben detto, che l’olio per terra porta disgrazia! —
Poscia, spinto fuori dell’uscio Carmine più morto che vivo, e ancora mezzo svestito, Raffaela si mise attorno al suo marito, coi beveroni, col vino medicato, per farlo rimettere dallo spavento, scaldandogli i piedi col fiasco d’acqua calda, rincalzandogli nella schiena la coperta: — Lei non sapeva, in coscienza, come si fosse ficcato là quel ragazzaccio. Gli aveva detto, è vero, in prima sera, di aiutarla a cavar fuori il bucato; ma credeva che a quell’ora se ne fosse già andato da un pezzo.
Nanni, rammollito dal letto e dalla malattia, lasciava dire e lasciava fare. Però, testa fina di villano, col naso sotto il lenzuolo, pensava ai casi suoi e al modo di levare i piedi da quel pantano senza lasciarci le scarpe.
— Senti, — disse alla moglie appena giorno. — Ho pensato di far testamento.