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268 | nanni volpe. |
essa gli martellasse gli stinchi cogli zoccoli e gli piantasse le unghie in faccia.
— Per la santa giornata ch’è oggi!... — sbuffava Carmine col fiato grosso. — Stavolta non vi lascio, no! —
Raffaela, tutta scomposta, torva, col seno ansante che le rompeva la camiciuola, andava brancicando per trovare la lucerna caduta a terra, e balbettava, colle labbra ancora umide:
— M’hai fatto spandere dell’olio! Accadrà qualche disgrazia! —
Nanni Volpe, nel rompere il maggese, alle prime acque, aveva acchiappata una perniciosa. — La terra che se lo mangiava finalmente — e il medico e lo speziale pure. Raffaela, poveretta, si sarebbe meritata una statua, in quella circostanza. Tutto il giorno in faccende col nipote, a far cuocere decotti e preparar le medicine pel malato. Lui rimminchionito in fondo a un letto, pensando sempre ai denari che volavano