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nanni volpe. | 267 |
perchè gli si levasse dinanzi gli metteva in mano qualche cosuccia. Una volta gli lasciò andare anche un ceffone.
— Fate, fate, — disse Carmine, — chè dalle vostre mani ogni cosa mi è dolce.
— Non venirci più qui! Non mi far peccare a causa tua! Ogni volta, poi, mi tocca dirlo al confessore.
— Che male c’è? Son vostro nipote, sangue vostro.
— No, no, non voglio. La gente parlerebbe, vedendoti sempre qui. Poi, no, non voglio!
— Io ci vengo soltanto per vedervi. Non vi domando più nulla, ecco. Mi avete affatturato, è colpa mia? —
Un giorno, durante la raccolta, mentre Carmine aiutava a scaricare l’orzo nel granaio — Raffaela che faceva lume, tutta rossa e in camiciuola anche lei — lo scellerato l’afferrò a un tratto pei capelli, come una vera bestia che era, e non volle lasciarla più, per quanto