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260 | nanni volpe. |
rotta, la faccia lavorata come un campo; ma ci aveva pure belle tenute al piano, una vigna in collina, la casa col solaio, e ogni ben di Dio. La domenica, quando scendeva in piazza, col vestito di panno blu, tutti gli facevano largo, persino le donne, vedove o zittelle, sapendo che ora, fatta la casa, ci voleva la padrona.
Egli non diceva di no; anzi! ci stava pensando. Però faceva le cose adagio, da uomo uso ad allungare il passo secondo la gamba. Vedova non la voleva, chè vi buttano ogni momento in faccia il primo marito; giovinetta di primo pelo neppure, per non entrare subito nella confraternita, diceva lui. Aveva messo gli occhi sulla figliuola di comare Sènzia la Nana, una ragazza quieta del vicinato, cucita sempre al telaio, che non si vedeva alla finestra neppure la domenica, e sino ai ventott’anni non aveva avuto un cane che le abbaiasse dietro. Quanto alla dote, pazienza! Vuol dire che aveva lavorato egli per due. La Nana era contenta; la ragazza non diceva nè si nè no, ma doveva