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di cinquanta vetture che aspettavano all’osteria di Primosole. Il capoccia della chiatta bestemmiava contro lo scirocco e levante che gli toglieva il pan di bocca, e la sua gente si riposava: Mangialerba, bocconi, dormendo sulle braccia in croce; Ventura, all’osteria; e l’Orbo cantava tutto il giorno, ritto sull’uscio della capanna, a veder piovere, guardando il cielo cogli occhi bianchi.

Comare Menica avrebbe voluto andarvi lei, a Primosole, almeno per vedere suo marito e portargli la bambina, chè il padre non la conosceva neppure, quasi non l’avesse fatta lui.

— Andrò appena avrò presi i denari del filato, — diceva essa pure. — Andrò dopo la raccolta delle ulive, se mi avanza qualche soldo. —

Così passava il tempo. Intanto comare Menica fece una malattia mortale, di quelle che don Battista, il medico, se ne lavava le mani come Pilato.

— Vostra moglie è malata, malatissima, — venivano a dirgli, lo zio Cheli, compare Lanzara,