Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
250 | il bell’armando. |
mante, bianca come cera; ma il sangue le avvampò all’improvviso in faccia; arrovesciò il capo, cogli occhi chiusi, le labbra convulse, che scoprivano i denti. Dopo rimase tutta sottosopra, tenendosi la testa fra le mani, quasi fuori di sè.
— Cosa ho fatto, Dio mio! Cosa m’avete fatto fare! —
Il Crippa, contento come una Pasqua, cercava di chetarla. Ormai.... suo marito non ne avrebbe saputo mai nulla, parola di galantuomo, se avesse avuto giudizio anche lei.
Il Bulo però lo seppe o lo indovinò, al vedere l’aria smarrita della Lena, che ancora non aveva fatto il callo a certe cose. Il bell’Armando, più sfacciato, gli faceva le solite accoglienze da fratello, buttandogli le braccia al collo, dandogli conto dei loro negozi per filo e per segno.
Il Bulo lo guardò colla faccia dura, e gli rispose secco secco:
— Vi ringrazio, compare, di tutto quello