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234 .... e chi vive si dà pace

rino. — No, no, ci son le stelle. — Delle stelle lucenti che scintillavano sui tetti, attraverso i finestroni ad arco, ogni ramo di scala — sei rami. Anna Maria, digià stanca, s’era appoggiata al muro, proprio accanto al finestrone, col fiato ai denti. — Ah! le mie povere gambe! — Egli sempre zitto, guardandola nella poca luce che lasciava vedere soltanto il musetto pallido e gli occhi lucenti. — Che fatica! Una giornata intera! Dev’essere molto tardi. Guardi quante stelle! — Batteva un po’ la campagna anche lei, poveretta, per sfuggire a quel silenzio. Ma lui non rispondeva ancora. — Bella sera! Non è vero? — Allora egli le prese la mano e balbettò con voce mutata: — Se crede che abbia capito quel che m’ha detto, sa!... — E anche lei fu vinta da una gran dolcezza, da un grande abbandono. Gli lasciò la mano nella mano e chinò il capo sul petto.

Quest’altro aveva le mani bianche e pulite di uno che non fa nulla, i capelli lisci, la pelle fine, certe garbatezze d’anticamera che la ac-