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232 | .... e chi vive si dà pace |
nando subito a montare la sentinella. Sempre, sempre, quasi si cocesse anch’esso a poco a poco, al vedersela ogni giorno lì di faccia. Sicchè una volta la fermò per le scale, e le disse: — Cosa le ho fatto, infine? Almeno me lo dica! — E come si vedeva che le parole gli venivan dal cuore, essa non ebbe animo di mandarlo a quel paese.
Pensava sempre a quell’altro, però, lavorando alla finestra. Chissà, chissà dov’era? di là da quelle case, dove andavano quelle nuvole scure? Che tristezza quando giungeva la sera! La campana di Sant’Angelo, lì vicino, che le picchiava sulla testa, e in cuore la tromba della ritirata, che piangeva. Il servitore accendeva i lumi, dirimpetto, e poi rimaneva ancora lì, nell’ombra delle cortine, si scorgeva dai bottoni che luccicavano. Quanto piangere in quel fazzolettino ricamato! Tanto che il cuore era stanco e s’era vuotato intieramente.
Il giorno di san Luca, ch’era anche la festa del portinaio, andarono tutti al Monte