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230 | .... e chi vive si dà pace |
tino cinque centesimi. — Anna Maria ne aveva raccolto un fascio, lì sul cassettone. E poi, due volte al giorno, all’andare e venire dalla fabbrica, passava dalla posta. — Nulla, nulla. — Che gruppo allora nella gola! che peso sul cuore e dinanzi agli occhi! La sera soprattutto, quando sonava la ritirata! La notte che se lo sognava, e lo vedeva sotto il pergolato, canticchiando — «Mi rincresse di lasciarti,» — e le stringeva la mano sulla tovaglia! Avesse avuta la mamma almeno, per sfogarsi! Il babbo, poveretto, cosa poteva farci? notte e giorno sulla macchina, a correre pel mondo. La sua amica Ghita, che non aveva fastidi, lei, e non se la prendeva di nulla, faceva spallucce, ripetendole:
— Gli uomini, mia cara, son tutti così. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore! — Quanto piangere fece in quel fazzolettino!
Tornavano i soldati, lunghe file di cavalli, battaglioni interi. Dinanzi al castello, in piazza d’armi, erano pure tornati i carretti colle arance, e quelli del sorbetto a due soldi, e le bam-