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.... e chi vive si dà pace. | 225 |
tremare le case; e sopra, sui cappelli e i fazzoletti che sventolavano, i chepì degli artiglieri coll’incerato, dondolando. Non vide altro; tutti quei chepì si somigliavano. Il suo Lajn però la scorse, alle folte trecce nere, in mezzo alle comari, la mamma di Ghita che stava contandole delle frottole; la vide che lo cercava, povera figliuola, con gli occhi smarriti e il viso pallido, senza poterlo scorgere, seduto basso com’era sul sediolo accanto al pezzo, il guanto sulla coscia, al suono triste della marcia d’ordinanza, che si allontanava.
Passarono città, passarono villaggi; dovunque, sulle porte, uomini e donne che s’affacciavano a veder passare i soldati. Alle volte, nella folla, un musetto pallido che somigliava ad Anna Maria — «Morettina di la stacioni....» — Alle volte, lungo lo stradone polveroso, un’osteria di campagna coll’altalena e il pergolato verde, come quella dov’erano stati a desinare