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224 | .... e chi vive si dà pace |
figlioletta del portinaio — un pretesto per star lì sulla porta — e gli fece segno che c’era gente dietro l’uscio. Allora scambiarono ancora quattro parole per dirsi addio, senza guardarsi, parlando del più e del meno: lui che gli tremavano i baffi rossi un’altra volta. — Passerete di qua, per andare alla stazione? — Sì, sì, di qua! — Ogni momento della gente che andava e veniva; Ghita nel cortile ad accendere il gas. Lajn Primo accese anche un sigaro, e se ne andò colle spalle grosse. Anna Maria lo guardava allontanarsi.
La gente si affollava per la via, a veder passare i soldati che partivano pel campo: tutti gli inquilini della casa, sotto il lampione della porta; Ghita che teneva abbracciata Anna Maria; suo padre, il portinaio, e i padroni anche loro, alle finestre, coi lumi. Così la povera ragazza vide passare la batteria dov’era il suo artigliere, in mezzo alla calca e ai battimani; i cavalli neri che sfilavano a due a due, scotendo la testa, dei cassoni enormi che facevano