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222 | .... e chi vive si dà pace |
colle sottane in mano, gli occhi socchiusi che non vedevano, un gran sbalordimento dentro, una dolcezza infinita e malinconica, al tintinnío di quella sciabola e di quegli sproni e al contatto di quell’uniforme contro cui tutta la sua persona le sembrava che volesse fondersi. Egli le aveva passato il braccio attorno alla vita, mormorandole ne’ capelli tante paroline affettuose che essa udiva confusamente, l’orecchio però sempre teso verso la tromba della caserma, da buon soldato.
A un certo punto Anna Maria gli sfuggì di mano, e corse a inginocchiarsi sul ciglione del fossatello, senza badare al vestito nuovo, per cogliere delle foglioline verdi che spuntavano dal muricciuolo.
— Per te! Le ho colte per te! —
Egli non sapeva più dove metterle; le diceva scherzando che lo caricava d’erba come un asino, così, per farla ridere. La ragazza però non rispondeva; stava segnando delle grandi lettere storte sulla corteccia di un olmo, con