Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
220 | .... e chi vive si dà pace |
che digradavano. Anna Maria s’era messa il vestitino nuovo, colla giacchetta attillata, le scarpette di pelle lucida e le calze rosse. Sentiva una gran contentezza, stando insieme al suo bel militare, coi gomiti sulla tovaglia, i mezzi litri che andavano e venivano, Lajn Primo di faccia a lei, col naso nel piatto, dandole delle ginocchiate di tanto in tanto. Però al vedergli il chepì coll’incerato, e la striscia gialla della giberna che gli fasciava il petto, si sentiva gonfiare il cuore nel seno, grosso grosso, da mozzarle il fiato. — Mi scriverai? Di’? mi scriverai? — Egli accennava di sì, a bocca piena, guardandola negli occhi lucenti che l’accarezzavano tutto, il panno grosso dell’uniforme e la faccia lentigginosa di biondo. C’erano nel piatto dei mandarini colle foglioline verdi. Essa ne strappò una, e volle mettergliela alla bottoniera.
Lì accanto si udiva l’urtarsi delle bocce fra di loro. Alcune ragazze schiamazzavano attorno l’altalena, colle gonnelle in aria. Passavano dei carri per la strada, cigolando; delle nuvole gri-