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214 | l'agonia d'un villaggio. |
fascio; e di faccia la chiesa spalancata, senza lumi, solo un luccichío di santi dorati in fondo all’altare in lutto. — Lassù dal campanile, sul chiacchierìo, sul frastuono, sui boati del vulcano, la campana che sonava a processione, senza cessare un istante.
Al Nord, verso l’Etna, lo stradone si allungava in mezzo a due file di ginestre arboree, formicolante di curiosi che andavano a vedere, ridendo, schiamazzando, chiamandosi da lontano, e gli strilli soffocati delle signore barcollanti sul basto malfermo delle mule, e il vociare di quelli che vendevano gazzosa, birra, uova e limoni, sotto le baracche improvvisate. Via via che i più lontani giungevano sull’erta udivasi gridare: — Ecco! ecco! — con un grido quasi giulivo; di faccia, a destra e a sinistra, fin dove arrivava l’occhio, come il ciglione alto di una ripa scoscesa, nera, fumante, solcata qua e là da screpolature incandescenti, dalle quali la corrente di lava rovinava con un acciottolío secco di mucchi