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196 | il segno d’amore. |
Il gruppo si scompose bruscamente, con un luccicare improvviso di coltelli. L’ometto ch’era saltato indietro, mettendosi colle spalle al muro, esclamò:
— Ssss! Sangue di...! La questura! —
Lì accanto c’era l’impalcatura di una casa in costruzione; e in un batter d’occhio i coltelli sparirono dietro l’assito.
La pattuglia accostandosi, col passo cadenzato, addocchiò il crocchio.
— Siamo amici, — disse l’ometto, — che si faceva una serenata alle nostre innamorate; qui vicino.
— Il permesso ce l’avete?
— Il permesso eccolo qua, — rispose il Resca.
In quel momento batteva il tocco, e da lontano si udiva venire una canzonaccia d’ubbriaco, con un’ombra che andava a zig-zag, lungo la fila dei lampioni.
— Quello lì canta senza permesso! — osservò uno della comitiva per ischerzo.