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il segno d’amore. 195

taccar briga lì, a quell’ora, guardò lo sconosciuto nel bianco degli occhi, sotto il lampione, e disse, masticando adagio le parole:

— Scusate amico. È tardi, e dobbiamo andarcene pei fatti nostri. —

L’altro però, senza darsi vinto:

— Una canzonetta breve; qui, a due passi. —

Il Resca si calcò il berretto sugli occhi, e chiese sottovoce, una voce singolare:

— Cos’è? per soperchieria?

— Siete in cinque.... bella soperchieria!

— Dunque lasciateci andare in pace.

— Allora vi dico che non avete educazione. —

Il Resca fece un passo indietro, e afferrò vivamente la chitarra pel manico. Ma si frenò; e tornò a ripetere:

— Vi dico di lasciarmi andare pei fatti miei.

— Allora vi dico che non avete educazione! — ribattè l’altro, freddo freddo, e colle mani in tasca.

— Sangue di...! —