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186 | artisti da strapazzo. |
stose, accompagnate dalla stessa nota bassa del Marangoni che trinciava da caporione.
Assunta, allungando il collo dentro l’usciale, lo vide seduto in mezzo a un crocchio di sfaccendati, dinanzi ad un vassoio di bicchieri vuoti e una bottiglia d’acqua di seltz, con un vestito nuovo del Bocconi e la barba tagliata a punta come un damerino. Da lì a un po’ se ne uscì fuori, seguito dagli amici che gli facevano codazzo. Silvani persino lo tirò in disparte sul marciapiedi opposto, supplicandolo sottovoce con tutta la persona umile. Il basso scrollava le spalle e il capo, colla barba dura come una spazzola. Infine volse un’occhiata sprezzante verso il maestro, il quale s’era fatto pallido al vederlo, e non l’aveva salutato, e cavò fuori il borsellino, scantonando seguito dal ballerino piegato in due. Passava della gente in abito da festa; delle famigliuole intere che andavano a sentir la musica al giardino pubblico. Poscia, di tratto in tratto, succedeva il silenzio grave delle ore calde della domenica.