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artisti da strapazzo. 185

cercava di nascondere sotto il tavolino. A poco a poco Assunta gli narrò che s’era acconciata colla padrona stessa della casa; pensava alle spese, riguardava la biancheria, teneva d’occhio la pensione, e ci aveva in compenso vitto e alloggio. Il tempo che avanzava poi s’era rimessa al suo mestiere d’orlatrice. — Con lei non mi vergogno, guardi! — Anche lui fece delle vaghe confidenze: le cose non gli erano andate sempre bene; la stagione morta si portava via quelle poche lezioni.... Accennò pure di aver cambiato alloggio.... Del resto i suoi abiti parlavano per lui. Assunta non volle altro che un caffè di quattro soldi. Egli invece ordinò un giornale — un giornale qualunque, — tanto, seguitavano a discorrere con un senso invincibile di malinconia, che pure aveva la sua dolcezza. Di tratto in tratto si guardavano negli occhi, e ripetevano con un sorriso triste:

— Guarda che piacere! —

Si udiva parlare a voce alta nel Caffè; e degli scoppi di risa, delle discussioni tempe-