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182 | artisti da strapazzo. |
alla sua amica: — Tienti un po’ in disparte, come tu fossi col maestro. —
Così lo vide per l’ultima volta, col biglietto nel nastro del cappello, allegro e chiassone come al solito, salutando questo e quello. — Addio! Ciao! Buona fortuna! —
S’era preso anche in mano la gabbia del pappagallo di una compagna di viaggio. Dalla cancellata fuori la stazione lo videro sbracciarsi a collocare tutto il loro arsenale di scatole e cappellini mentre il treno fuggiva.
Di lui le rimase un bel ritratto in fotografia, formato gabinetto, in posa di tre quarti, colla bocca sorridente, la pelliccia sbottonata, un mazzetto di ciondoli sul ventre — e la sua brava dedica sotto: «Ricordo imperituro!»
In quanto alla scrittura non se ne fece nulla. L’impresario anzitutto, voleva belle ragazze e non dei cerotti come quella lì. — Le pare, caro maestro? — Il poveraccio non si