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artisti da strapazzo. 179


Essa non l’aveva mai visto a quel mondo. Allora, colla gola stretta da un’angoscia vaga, si fece animo per interrogarlo.... Voleva sapere.... — Egli partirà stasera col diretto. Deve imbarcarsi a Genova domani, — disse infine il maestro. — Chi gliel’ha detto? — Lui stesso; lo sanno tutti. — La poveretta cercò una seggiola brancolando. — No! no!... Non può essere! Non mi ha detto nulla!... Stamattina ancora!... — Glielo dirà poi, quand’è il momento di partire.... A che scopo tormentarla avanti tempo? — È vero! è vero!... —

Allora si mise a piangere cheta cheta nel grembiule. Poscia, quando fu un po’ più calma, si asciugò gli occhi, senza dir nulla, e si mise a preparargli la valigia, un bauletto di cuoio nero tutto strappi e scontrini di ferrovia: le camicie di flanella, la scatola dei polsini, le pantofole slabbrate, la pipa nella quale egli soleva fumare, il berretto di pelo che teneva in casa, i costumi da teatro appesi ai chiodi — ogni oggetto che toglieva dal solito posto