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artisti da strapazzo. 173

era all’ospedale. Il babbo s’era rimaritato. La sorella era andata via di casa per non stare colla matrigna.

— Un bel porco, quel tuo allievo del Conservatorio! te lo dico io! — conchiuse Gennaroni, stirandosi le braccia.

Ora purtroppo gli era cascata addosso quella tegola sul capo! per un momento di debolezza, per aver troppo cuore, e non trovare il verso di dirle: — Cara mia, ogni bel giuoco vuol durar poco! — Ella non se ne dava per intesa, aveva fatto lì il nido come una rondine. Una che non era neanche buona a stirargli i solini, o a fargli uno stufatino con patate. Giusto in quel momento poi che si trovava a spasso, e i soldi volavano come avessero le ali! Vero che la poveretta non si lagnava mai, fossero carezze o schiaffi, mangiava poco, e non chiedeva neppure un paio di scarpe. Ma, tanto, era un altro peso! Agli amici, che le facevano l’occhietto, Gennaroni, fra burbero e scherzoso, soleva dire: — Da cedere con ribasso, per liquidazione! —