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170 | artisti da strapazzo. |
amato un giovane che usciva dal Conservatorio, con due o tre spartiti pronti, e intanto s’era messo a dozzina in casa loro, per sessanta lire al mese, tutto compreso. Gli altri pigionali erano un professore, un impiegato al dazio, e due studenti. Sua sorella lavorava in un magazzino di guanti; il babbo era guardia municipale; lei gli avevano consigliato d’imparare il canto, che sarebbe stata una fortuna per tutti, e le avevano fatto lasciare anche il mestiere d’orlatrice, col quale si sciupava le mani, per novanta centesimi al giorno. Finchè giungevano le vacanze, nove mesi dell’anno, si stava piuttosto bene. Poi quando gli studenti se ne partivano, il professore andava a fare i bagni, e l’impiegato desinava in un’osteria fuori porta per risparmiare i soldi dell’omnibus, si restringevano un po’ nelle spese, e il giovane del Conservatorio s’adattava con loro, proprio come uno della famiglia.
Le domeniche andavano a spasso insieme; qualche volta egli portava un bel cocomero, e si faceva festa, nel terrazzino. Soleva