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artisti da strapazzo. 165

tato di lui, e picchiava sul tavolino per ordinare altra birra. — Ogni conoscente che entrava nel Caffè lo invitava a prendere qualche cosa, facendo segno coll’ombrello, chiamando ad alta voce. — Tienti sulla tua, sai, Gennaroni! Fatti tirar le orecchie, prima di dir di sì! — L’altro scrollava il capo, minaccioso, come a dire: — Vedrete! vedrete! — Poi si alzava in piedi e faceva le presentazioni in regola: — Romolo Silvani, primo ballerino. — Augusto Baracconi, primo tenore assoluto, e suo fratello. — Ernesto Lupi, distinto pittore. — Fiasco completo, amici miei! Peccato che siate venuti tardi! — Essi, per cortesia, tornavano a pregarlo che narrasse. Ma Baracconi fratello stava col naso nel bicchiere, tutto intento a godersi il trattamento; Lupi disegnava delle caricature sul marmo del tavolino; il tenore diceva roba da chiodi di un collega sottovoce con Marangoni, e Silvani, dall’altro lato, domandava se quella bella giovane appartenesse all’amico Gennaroni, lisciandosi i baffettini neri come la pece, accarezzando