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la festa dei morti. 131

prete sepolto da cent’anni nella chiesuola abbandonata, si levasse dal cataletto, colla stola indosso, insieme a tutti gli altri che dormivano insieme a lui nella medesima sepoltura, colle mani pallide in croce, e scendessero a convito nella caverna sottostante, che chiamavasi per ciò “la Camera del Prete”. Dal largo, verso Agnone, i naviganti s’additavano l’illuminazione paurosa del festino, come una luna rossa sorgente dalla tetra riviera.

Tutto l’anno, i pescatori che stavano di giorno al sole sugli scogli circostanti, colla lenza in mano, non vedevano altro che lo spumeggiare della marea, quando s’internava muggendo nella “Camera del Prete,” e il chiarore verdognolo che ne usciva colla risacca; ma non osavano gettarvi l’amo. Un palombaro che s’era arrischiato a penetrarvi, nuotando sott’acqua, uno che non badava a Dio nè al diavolo, pel bisogno che lo stringeva alla gola, e i figliuoli che aspettavano il pane, aveva visto il chiarore ch’era lì dentro, azzurro e ondeggiante al pari