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122 | un processo. |
capo avvilito l’indice minaccioso, dall’unghia rosea e lucente.
Le signore, che dovevano alla sua galanteria i posti riservati dell’aula, rianimavano la loro indignazione col profumo della boccetta di sale inglese, soffocate dall’afa; e i larghi ventagli si agitavano vivamente a scacciare il lezzo immondo della colpa, come farfalle gigantesche. Poscia il magistrato si assise tranquillamente, ringraziando con un impercettibile sorriso, all’applauso discreto di quei ventagli che s’inchinavano, ponendosi sul viso il fazzoletto di batista. Solo l’imputato non aveva caldo, seduto sulla sua panchetta, col dorso curvo, il viso color di terra rivolto verso tutte quelle infamie che gli rinfacciavano.
A sua volta prese a parlare l’avvocato. Era un giovane di belle speranze, delegato d’ufficio dal presidente a quella difesa senza compenso. Egli sfoderò gratuitamente tutte le sue brillanti qualità oratorie pel solo onore. Esaminò lo stato psicologico e morale degli attori del lugubre dramma;