Pagina:Verga - Vagabondaggio.djvu/115


il maestro dei ragazzi. 107

letto restío per mano, gli altri sbandati dietro, il cappelluccio stinto sull’orecchio, le scarpe sempre lucide, i baffetti color caffè, la faccia rimminchionita di uno ch’è invecchiato insegnando il b-a-ba, e cercando sempre l’innamorata, col naso in aria.

Soltanto, tornando a casa serrava a chiave l’uscio, per scopare la scuola, rifare il letto, e tutte le altre piccole faccenduole per le quali non aveva più nessuno che l’aiutasse. La mattina, prima di giorno, accendeva il fuoco, si lustrava le scarpe, spazzolava il vestito, sempre quello, e andava a bere il caffè nel cortiletto, seduto sulla sponda del pozzo, tutto solo e malinconico, col bavero del pastrano sino alle orecchie. Ed ora che la povera morta non ne aveva più bisogno, risparmiava anche quei due soldi di latte.