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il maestro dei ragazzi. 97

coi baffi stinti, le scarpe infangate, il viso più incartapecorito ancora. Le vicine, mosse a compassione, venivano a dare una mano, ora l’una ed ora l’altra: donna Mena, la vedova del merciaio, con tutti gli ori addosso, come se andasse a nozze; e l’Agatina del falegname, lesta di mano e sempre allegra, che riempiva della sua gaia giovinezza la povera casa triste; talchè il vecchio scapolo era tutto scombussolato da quelle gonnelle che gli si aggiravano per casa, tentato, anche in mezzo alle sue angustie, quasi da un ritorno di giovinezza, da sottili punture nel sangue e al cuore, che gli cocevano come un rimorso, nelle ore nere.


— Meglio, meglio. Ha riposato. —

Il poveraccio, al trovare quella buona notizia sulla soglia, le afferrò la mano tremante e la baciò.

— Oh, donna Mena. Che consolazione! —

Essa gli fece segno di tacere e lo condusse