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il maestro dei ragazzi. 93

discorso, mentre sedevano a tavola, l’uno di qua e l’altra di là di un lembo del tappetino ripiegato, mentre rifacevano tutti i giorni la stessa conversazione vuota e insignificante del giorno innanzi, ripetendo le stesse frasi monotone che compendiavano la loro esistenza scolorita ed uniforme, a voce bassa, con una certa timidezza vergognosa.

Egli chinava il capo arrossendo, come sorpreso sul fatto; e giurava di no, facendo una scrollatina di spalle, gongolando dentro di sè, con un sorrisetto di vanagloria che gli tremolava sulle labbra.

Alle volte, in un’effusione improvvisa di tenerezza riconoscente, le posava la destra sul capo, con quello stesso sorrisetto discreto che pareva dicesse:

— Stai tranquilla, scioccherella! —

Però, nella rettitudine istintiva della sua coscienza, la zitellona sentiva nascere una ripugnanza, un’inquietudine dolorosa per tutto ciò che doveva esserci di losco e di pericoloso