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a stringersi più ebbro quell’abbietta creatura fra le braccia...

Due ore dopo mezzanotte egli usciva stordito, briaco da quell’orgia; ancora sbalordito dal baccano che avea fatto il suo cuore; mormorando come per illudersi anche in quel momento:

— Oh! la vita!... Questa è la vita!... Donne e vino!... Viva l’allegria!

Da quel giorno, o piuttosto da quella notte, Pietro Brusio cominciò una vita indegna ed abbietta, di cui egli cercava occupare tutti gli istanti con gli eccessi più sfrenati, per non darsi il tempo neanche di vedere dov’era caduto. Egli faceva sforzi sovrumani per annegare nel frastuono, nell’ubbriachezza, quanto sentiva ancora di elevato e di nobile nel suo cuore, che gli rimproverava come un rimorso la vita che menava, e gli faceva pensare spesso, malgrado la sua disperata volontà, malgrado gli eccessi a cui ricorreva, a quella donna fatale di cui malediva la memoria.

Spesso fra le orgie più impure, nell’ubbriachezza più profonda, egli rimaneva in disparte, muto, pallido, coll’occhio fisso