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pensiero per l’uomo ch’è pazzo per lei, questa donna?!!...
E partì correndo, come un delirante, fuggendo quei suoni, che sembravano inseguirlo nel silenzio della contrada.
Si aggirò quasi tutta la notte per le vie più solitarie e deserte della città; spesso correndo e singhiozzando disperatamente, spesso lasciandosi cadere a terra, sul canto di una via, quando l’eccitazione febbrile che l’agitava gli toglieva le forze che gli aveva dato nel suo parossismo. Non tenteremo di dare un’idea di quelle lagrime roventi che lasciavano solchi sul suo volto livido ed impastato di polvere e di sudore. La tempesta violenta che mugghiava in quel petto gli faceva emettere voci tronche, gemiti che si articolavano come parole, ma in mezzo ai quali risuonava sempre un grido, or come un singhiozzo, or come un’invocazione disperata: — Narcisa!... Narcisa!... — E quando le sue arterie battevano in modo da rompersi, egli si afferrava la testa fra le mani, e tornava a correre come un pazzo, fin quando la stanchezza fisica lo istupidiva alla lotta terribile delle sue passioni.