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— Guarda!... guarda anche tu! — diss’egli con la voce stridente ed interrotta del delirante o del pazzo.
E si alzò, come se avesse voluto elevarsi sino al verone per meglio osservare.
— Io non vedo niente, — mormorò Raimondo che si fregava gli occhi inutilmente.
Pietro, senza rispondergli, gli porse la busta del suo occhialetto che trasse dalla saccoccia del soprabito.
— Guarda, ti dico!... c’è da diventar pazzo!
Coll’aiuto dell’occhialetto Raimondo vide la contessa, presso le tende del verone, di cui le invetriate erano aperte, sdraiata, nella sua favorita posizione languida e voluttuosa, su di una poltrona, ancora colla veste del teatro, coi capelli ancora intrecciati di fiori; ed un uomo, il conte, ritto dietro la spalliera della poltrona, che si chinava verso di lei, e le divideva coi baci i ricci da sulla fronte. Ella gli sorrideva del suo riso da sirena; e di quando in quando, allorchè il conte rimaneva come stordito nel fascino di quelle seduzioni mirabili di voluttà, ella gli prendeva le ma-