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teva dargli mentre aveva chinato la testa sul petto, come se avesse voluto dire: troppo tardi!

La fisonomia di Narcisa si animava come se contemplasse deliziose visioni che il suo occhio sbarrato e fisso poteva vedere soltanto. Ella mormorava frasi interrotte, appena sensibili, in cui spesso le sue labbra si agitavano come per sorridere. Una o due volte sembrò riscuotersi bruscamente, con un senso penoso... e allora i suoi tratti esprimevano un immenso affanno... in cui ella mormorava:

— Oh, Pietro!... il valtzer!... il valtzer!...

Pietro che aveva soltanto la forza di bagnare di pianto le sue mani che si teneva alle labbra, gridò singhiozzando:

— Ma salvala, Raimondo!... fratello mio!... Non vedi che muore!... Bisogna che ella non muoia!... Non voglio che ella muoia!...

Tutt’a un tratto Raimondo corse al pianoforte, come cedendo ad un’ultima e subitanea ispirazione; lo strascinò sulle sue carrucole sino al canapè dov’era sdraiata l’agonizzante; sollevò questa fra le sue