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mito, che rimase senza effetto; e ricadde pesantemente sul canapè mormorando:
— Oh! la vista!... Dio mio! la vista!... vederlo almeno!...
E due lagrime luccicarono sulla sua orbita. I suoi lineamenti erano orribili di questa lotta penosa che cercava vincere e dissimulare con isforzi sovrumani.
Raimondo, che aveva preso la testa di lei fra le sue braccia, un minuto dopo la lasciò ricadere sul cuscino, resa di una cadaverica pesantezza; e rimase muto, disanimato. Poco dopo mormorò, come parlando a se stesso:
— È l’oppio in forti dosi... Ora il delirio... dopo la coma...
— Che sete! Dio mio, che sete! — mormorava Narcisa colla voce secca, stentando a disnodare la lingua, legata da una spaventevole aridità; — acqua! per pietà, Pietro!... acqua!...
Raimondo le fece inghiottire quasi tre tazze di caffè amaro.
— Che fare? Dio!... che fare? — gridava Pietro implorando, con l’accento del cuore, da Raimondo quell’aiuto che questi non po-