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«No! Dio non può punirmi del mio delitto... No! Dio non può punirmi dell’opera sua... perchè... perchè io son debole... perchè io son vile dinanzi all’estensione di questo dolore sovrumano che mi si apre dinanzi... perchè io, da Lui che mi percuote, voglio il sonno... l’oblìo almeno!...

«Dio! Dio!... pietà! pietà!... grazia!!!...»


IX.


Un’ora del mattino suonava lentamente all’orologio del salotto nel grazioso casino che abitavano i due giovani. Narcisa, pallida del suo delicato pallore di cera, coll’occhio brillante di un inusitato splendore che avea dei lampi di felicità, vestita di bianco, il suo colore favorito, sebbene la stagione fosse alquanto inoltrata, coi capelli raccolti mollemente dentro una reticella di seta ed arricciantisi sulla fronte quasi sino alle sopraciglia, con quella moda ardita che ricordava le più belle teste delle statue greche, stava seduta abbandonatamente sopra un canapè, accanto a Pietro, nella sua attitudine solita; allacciandogli il collo con le sue belle braccia;