Pagina:Verga - Una peccatrice.djvu/217


— 219 —

ch’io torni a dubitare della felicità che ho goduto... ch’io dubiti della speranza fin anche di questa felicità, per esser pazzo di te come lo ero quando passavo le notti innanzi la tua casa senza sperare un’occhiata da te... bisogna che io ti vegga ancora lontana da me, in mezzo alle pompe del tuo lusso, all’incanto delle tue seduzioni, per cercarti ansioso, cieco, folle, come allora; e stendere le braccia, delirante, invocando un altro sorso di questa coppa fatata... a cui fui tanto stolto da bere troppo...

«Egli non potè più proseguire, soffocato dalla violenza della sua commozione, tenendosi il petto colle mani increspate da una violenza contrazione, inginocchiato ai miei piedi, coll’occhio luccicante di una fosca luce sul pallore quasi tetro del suo volto, coi capelli irti sulla fronte madida di freddo sudore.

«Quest’addio che quel cuore mi dava era grande, era sublime, come l’amore di cui m’aveva amato.

«Lo sollevai fra le mie braccia; lo baciai in fronte, sentendomi ancor io fredda di sudore ghiacciato, provando una forte risolu-