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di me come una pazza. Ora piango, signore... piango lagrime disperate, che cassano le disperate parole che scrivo.
«A Napoli lo vidi circondato da quell’aureola che dà la rinomanza dell’ingegno; lo vidi festeggiato, messo in moda. Pensai che quest’uomo, di cui molte duchesse avrebbero fatto il loro amante, aveva passato quattro mesi sotto i miei veroni; pensai a quest’uomo cui l’amore, ch’io gli aveva ispirato, aveva solcato le guancie ed elevato il cuore sino al genio... e l’amai... l’amai come mai avevo amato... come non m’era parso che si potrebbe amare giammai.
«Quest’uomo, questo giovane ch’io non avevo distinto in mezzo alla folla che lo circondava, recava nel cuore tesori ineffabili di passione, in cui assorbiva tutto il mio essere. Quest’uomo per sei mesi, sei intieri mesi, mi formò una vita di baci e di carezze.
«Noi non uscivamo quasi mai. La sera ci recavamo sulla terrazza che guarda il mare e restavamo là spesso sino a giorno; qualche volta soltanto uscivamo in carrozza o a cavallo, ma sempre assieme.