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sento che mi farei saltare le cervella.

«Quando le parlo del suo passato ella mi risponde, inebbriandomi del suo sguardo:

«— Ciò che io rimpiango sono i giorni che vi ho passato senza di te, e che avrebbero accumulato tesori d’amori e di ricordi trascorsi al tuo fianco.

«Io ti ringrazio, amico mio, delle cure affettuose che prodighi alla mia famiglia. Vicini a te, quei miei cari, io son tranquillo sul loro stato. Dirai a mia madre che non oso scriverle; e che qualche giorno correrò sino a Siracusa per farmi perdonare il mio lungo silenzio fra le sue braccia. Addio, addio! Narcisa mi chiama; domani forse ti scriverò più a lungo.

Il tuo Pietro. »




Sig. Raimondo Angiolini — Siracusa.

« Signore,
Aci-Castello. *** Novembre 186*

«Pietro mi ha parlato sì spesso di lei, che il suo nome è per me quello di un amico. È come a fratello che io scrivo dunque, o signore... come ad un uomo che è l’amico del mio Pietro... E son sola... e non ho nes-