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ore intiere a contemplare l’oggetto insignificante che mi ricordo aver veduto quando amavo Narcisa di quel terribile amore senza speranza.
«Io ho salito quella scala, ho passeggiato per quelle stanze, ho dormito sotto quel tetto… ho veduto la sua camera… Qual camera! se la vedesti, Raimondo!…
«Un uomo che non avesse mai conosciuto Narcisa ne immaginerebbe il ritratto fisico e morale quando avrebbe soltanto veduto la sua camera.
«Dappertutto velluti e sete; e, a renderne meno pesante la ricchezza, meno severo e più diafano il colorito, veli dappertutto, e fiori, e un profumo appena sensibile, ma molle, delizioso: il profumo della sua pelle delicata…
«L’altra notte udii rumore nel suo appartamento; mi levai anch’io e la trovai al verone istesso dove io la vedevo qualche volta, cogli occhi fissi sulla strada dove altravolta io passavo parte delle notti.
«Mi accorsi che aveva pianto. Come mi vide mi gettò le braccia al collo e scoppiò in singhiozzi.