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lanti e coperti di spuma, Narcisa si lasciava cadere nelle mie braccia, avvinchiandomi le sue al collo; ed io la trasportavo, come una bambina, sulla sua poltrona accanto al pianoforte.

«La sera facevamo della musica assieme. Ella è di un gusto squisito, quantunque non possegga tutte le facilità di un pianista. Quand’ella suona io sto seduto al suo fianco, colle braccia allacciate attorno alla sua vita; ella s’interrompe per guardarmi, per sorridermi; ...e quando mi ha guardato un pezzo, com’ella sola sa guardare, mi chiude gli occhi coi baci. Colle mie mani fra le sue ha voluto ch’io le narrassi tutta la mia vita, colle più minute particolarità... Ha sorriso del suo caro sorriso a ciascuna rimembranza delle mie follie di giovinezza, e mi ha detto:

«— Giammai tu amerai come hai amato me!...

«E come ebbra del suo trionfo mi ha circondato la testa delle sue braccia.

«Ora, da quaranta giorni, noi siamo a Catania, dove ad ogni passo io provo delle emozioni ineffabili. Spesso rimango delle