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a tal passo per nascondervelo — Non mi cercate adunque: sarebbe inutile — Vi so troppo ricco e troppo generoso per supporre che possiate far conto della mia dote: vi prego quindi di passare, su questa, 8 o 9 mila lire all’anno al mio incaricato d’affari a Torino, signor Treveri. Credo che basteranno».

Era quanto vi ha di incisivo nell’ardire portato all’audacia, nella franchezza spinta sino al cinismo, della donna volubile e galante, appassionata ed impetuosa.

Quasi nell’ora istessa un elegante calesse si fermava dinanzi il portone di una graziosa casa a due piani nella Strada Nuova.

Un palafreniere, che serviva anche da portinaio, venne ad aprire alla signora abbigliata con distinzione, che era discesa dal calesse, e le additò una scala a sinistra, della quale gli scalini di marmo erano fiancheggiati di vasi di fiori.

In fondo alla corte, legati alle sbarre di un cancello che chiudeva un giardino di piacevolissimo aspetto, scalpitavano tre bellissimi cavalli inglesi.

Nell’anticamera, ad un domestico che in-