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movimento del suo collo da cigno, quasi le perle e i fiori che s’intrecciavano ai suoi capelli, e il volume di questi fossero troppo pesanti per quella piccola testa; presentendo nello sguardo sorridente e scintillante tutto quel torrente d’impetuose voluttà che il valtzer, questo ballo degli innamorati, dovea darle; come appoggiando tutti i delicati tesori del suo corpo al braccio del suo cavaliere per trarne quella foga d’esaltazione che la musica, l’eccitamento, il contatto del corpo dell’uomo elegante doveano darle.
Nulla varrà a riprodurre, ad accennare soltanto, l’impressione voluttuosamente affascinante di quel corpo leggiero da silfide, che librava, direi, le ali coll’espressione del suo sguardo, per abbandonarsi a tutto il trasporto di quel ballo.
Le coppie cominciarono a girare; la musica eseguiva il Bacio di Arditi.
Dopo il primo giro, quando la contessa si fermò, anelante, come cullandosi al braccio del suo splendido cavaliere, sfiorandogli un’ultima volta il viso coi suoi capelli; colle guance accese, il petto anelante, gli