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il signor Pietro Brusio, il giovane autore di cui le feci parola.
Pietro s’inchinò in silenzio, mentre la dama originale l’esaminava con tutta flemma, attraverso gli occhiali, dal capo alle piante e gli faceva i complimenti d’uso. Anche Narcisa esaminava il nuovo arrivato con una curiosità che andò a finire nella maggior sorpresa.
Ella stentò a riconoscere il giovane incognito che a Catania incontrava ad ogni passo, divorando degli occhi il suo sguardo, e che passava le notti sul marciapiede dirimpetto alla sua casa, in quel giovane che le stava dinanzi colla fronte nobile, quantunque solcata dalle febbrili emozioni della creazione, e dai delirii sublimi del pensiero; coi lineamenti sbattuti dalle fatiche del lavoro, dalle lotte ardenti dell’idea, che aveva sentita immensa, colla forma, che spesso non sentiva abbastanza. Egli avea l’occhio brillante della confidenza che dà la giovinezza e l’avvenire, quando si affaccia ridente; il suo vestito irreprensibile sviluppava la forte e maschia eleganza del corpo; si presentava